Al sesto mese di gravidanza sono stata spinta giù dalle scale. Quando mi sono svegliata in ospedale, mia suocera mi ha sbattuto in faccia un foglio: «Hai fallito come madre. Firma questo: verrai ricoverata in un reparto psichiatrico». Mio marito è rimasto in silenzio mentre io tremavo, la penna in mano. Poi la porta si è spalancata. La voce del primario ha tagliato la tensione: «Fermi. La polizia ha circondato l’ospedale». Non sapevano una cosa: ogni dettaglio faceva parte della mia trappola.
L’ostilità e il movente L’aria nell’ala privata, sterile e silenziosa dell’ospedale metropolitano era densa dell’odore di disinfettante, del lieve cinguettio elettronico delle apparecchiature di monitoraggio e di un sottofondo di paura profonda e ostilità implacabile. Io, Elena Miller-Sterling, giacevo immobile, all’ottavo mese di gravidanza, combattendo una battaglia costante, estenuante e spesso solitaria contro una grave […]
Продолжение...