Dahlia si dona anima e corpo per organizzare il matrimonio di suo fratello, dalla progettazione delle partecipazioni fino alla prenotazione dei fornitori, passando persino dalla creazione della torta perfetta. Ma il grande giorno scopre una ferale verità: non è stata invitata. Mentre i segreti vengono a galla e le lealtà vengono messe a dura prova, Dahlia dovrà decidere se certi tradimenti meritino il perdono… o semplicemente la vendetta.
Non sono mai stata il tipo da serbare rancore.
Ma posso dire, senza esitazione, che non perdonerò mai a Claire ciò che mi ha fatto.
Quando mio fratello Liam si è fidanzato, ero felice per lui. Certo, Claire non era esattamente la mia persona preferita al mondo: aveva un carattere tutto suo, capace di trasformare ogni conversazione in una sottile competizione. Però sembrava amare davvero mio fratello. E Liam? Era innamorato perso.
Così, quando Claire mi ha supplicata di aiutarla con i preparativi del matrimonio, ho acconsentito. Non per lei, ma per Liam.
Ho contribuito a disegnare le partecipazioni. Ho prenotato i fornitori. Ho coordinato la location. E ho persino pagato il catering e la torta nuziale.
Ho dedicato settimane intere a quel progetto, mettendoci tutto il mio cuore. E non avevo la minima idea di cosa Claire stesse tramando alle mie spalle.
Battevo nervosamente la matita sul bordo della scrivania, fissando gli schizzi sparsi davanti a me: pagine infarinate piene di bozzetti delicati, piani di torta rivestiti da una glassa liscia, cascate di fiori di zucchero e dettagli in pasta di zucchero talmente minuti da sembrare veri.
La torta doveva essere perfetta.
Scorsi le mie idee con lo sguardo, aggrottando la fronte.
Vaniglia classica? Troppo banale.
Red velvet? A Claire non piaceva.
La matita esitava sul foglio, finché non scarabocchiai l’unica scelta che mi sembrava giusta: torta al cioccolato e burro di arachidi.
Un piccolo sorriso mi sfiorò le labbra: era il gusto preferito di Liam. Potevo ancora immaginarci da bambini, seduti sul pavimento della cucina con le gambe incrociate, a leccare la glassa al cioccolato dai frustini dell’impastatrice. La nostra mamma preparava sempre cupcake al cioccolato e burro di arachidi ogni volta che Liam doveva festeggiare un traguardo: compleanni, partite di calcio, persino quando aveva ricevuto un trofeo di partecipazione in terza elementare. Lui si intrufolava in cucina per rubare qualche cucchiaio di glassa direttamente dalla ciotola.
«Il sapore migliore del mondo», diceva, le nocche imbrattate di cioccolato.
Sospirai, reclinandomi sulla sedia. Claire avrebbe probabilmente voluto qualcosa di chic e di moda, con rose di zucchero o tecniche francesi sofisticate trovate online. Ma se ci mettevo il cuore, volevo che Liam assaggiasse un sapore che gli ricordasse casa.
Qualcosa di familiare.
Appoggiai la matita sul foglio, segnando la scelta definitiva. Poi mi stiracchiai, sentendo ancora il polso stretto dai movimenti di quella mattina in cucina: un ricordo del percorso fatto e del prezzo pagato. La pasticceria era il mio sogno, il mio mondo intero. E per un po’ avevo creduto che il mio matrimonio fosse stato un sogno.
Ingoiai un groppo in gola, fissando la pila di lettere ancora chiuse nell’angolo: scuse inutili del mio ex, l’ultima fattura dell’avvocato del divorzio e, naturalmente, l’inventario completo delle scorte.
Avevo amato mio marito. Intensamente. E per un istante avevo creduto che mi amasse anch’egli.
Ma alla fine, amava solo ciò che avevo costruito: il successo della mia attività, il prestigio di essere sposata con una pasticciera le cui creazioni comparivano sulle riviste.
Non me.
E il giorno in cui me ne sono resa davvero conto? Mi ha spezzata. Perciò ho sentito che non avevo altra scelta se non lasciarlo. O diventare la sua banca personale.
Chiusi gli occhi e presi un lungo respiro.
Non ora, Dahlia. Questo è il matrimonio di Liam.
Raddrizzai le spalle e presi di nuovo la matita.
Concentrati.
Perché qualunque cosa succedesse, Liam meritava una torta nuziale perfetta. Anche se non credevo più nei lieti fini.
La mattina del matrimonio mi trovavo nella cucina della location, intenta a rifinire ogni decorazione sulla torta. Gli invitati affluivano, e le risate risuonavano dal grande salone: il mio cuore si gonfiava di orgoglio, sapendo di aver contribuito a dare vita a quell’evento.
Poi mia madre fece irruzione, il volto contratto dal disappunto.
«Tesoro…» esitò, afferrando il bancone con entrambe le mani. «Non sei sulla lista degli invitati.»
Lasciai cadere un mezzo sorriso incredulo.
«Come? È assurdo. Sto letteralmente tenendo in mano la torta del loro matrimonio.»
Il volto di mia madre si fece più grave.
«La madre di Claire sta controllando gli invitati. Dice che non puoi entrare. E non ti lascerà passare.»
Un nodo mi strinse lo stomaco.
Posai la sac-à-poche, le mani improvvisamente tremanti.
«Ha spiegato il perché? Cosa vuol dire?»
Mia madre serrò le labbra.
«Si rifiuta di dirtelo.»
Un ronzio mi martellò nelle orecchie: avevo passato mesi ad aiutare Claire a organizzare tutto, mesi! E lei non aveva neanche avuto la decenza di parlarmi in faccia?
Mia madre scoppiò di rabbia e corse a cercare Liam.
Io… pulii le mani, tolsi il grembiule e uscii dalla porta di servizio.
Spezzata.
Mia madre trovò Liam poco prima della cerimonia. Lui stava aggiustandosi la cravatta, ignaro di tutto.
«Liam,» lo chiamò, «sai che Claire non ha invitato tua sorella?»
Liam si irrigidì. Il sorriso svanì.
«Aspetta. Come? Perché?»
«Non lo dice. Ma ha deciso di non far entrare Dahlia. Come puoi permetterlo? È tua sorella!»
Il volto di Liam si fece duro: senza esitare, si voltò e si diresse verso Claire.
Lei era circondata dalle damigelle, splendida nel suo abito di pizzo, ma appena lo vide avvicinarsi alzò gli occhi con indifferenza.
«Claire,» disse Liam con voce ferma, «hai davvero deciso di non invitare mia sorella?»
Claire sbuffò, roteando gli occhi.
«Oh, caro, non ora. Non possiamo affrontare questo il giorno del matrimonio.»
Liam non si mosse.
«Rispondimi.»
Lei fece un respiro teatrale.
«Ascolta, ci ha aiutato. È stato il suo regalo per noi. E poi, è il suo lavoro.»
Liam la guardò incredulo.
«Mi ha pagato il catering, Claire. Ha speso giorni a preparare la torta! E tu? Tu cosa hai fatto? L’hai trattata come se non esistesse?»
Claire agitò un lieve spintone di spalle.
«Va bene. Vuoi sapere perché? Non volevo persone divorziate al mio matrimonio. Portano cattiva energia, soprattutto alla sposa! Non volevo questa sfortuna nel mio matrimonio! Non ho invitato molti amici o cugini.»
La mascella di Liam si serrò.
«Quindi hai escluso mia sorella perché è divorziata?»
Claire annuì sbrigativamente.
«Insomma… non è colpa mia se non è riuscita a far funzionare il suo matrimonio. Perché portare quell’atmosfera nel nostro giorno speciale? E non arrabbiarti con me per voler restare felice. Sono superstiziosa, Liam! Non lo sapevi?»
Liam strinse i pugni, il corpo teso dalla rabbia.
«I matrimoni non falliscono per “energie negative”, Claire. Falliscono per egoismo e crudeltà. Come questa!»
L’aria di superiorità di Claire vacillò.
«Liam, non fare un dramma. Ti rendi conto che sto facendo un favore? Le ho fatto un piacere.»
Liam la fissò a lungo, con gelo.
«Sai cosa? Hai ragione,» disse con calma. «Nemmeno io voglio cattive energie al mio matrimonio.»
Claire aggrottò le sopracciglia.
«Oh, quindi capisci?»
«No,» rispose Liam, «non capisco. Anzi, ne ho abbastanza. Fine. Davvero finita.»
Senza più ascoltarla, Liam si voltò e prese la torta dal tavolo del catering.
Un brusio corse fra gli ospiti, ma nessuno osò fermarlo.
Io ero già a casa, rannicchiata sul divano, quando il campanello suonò.
Apro la porta e trovo Liam, ancora in abito elegante, con la torta nuziale tra le mani. Per un istante restiamo senza parole: sul suo volto c’è stanchezza, ma anche qualcosa di più profondo.
«Mi dispiace che tu abbia sprecato tempo e denaro per quel matrimonio,» disse con voce roca. «La costringerò a risarcirti. Ma, soprattutto…»
Mio fratello inspirò, scosso.
«Grazie. Perché senza di te forse non avrei mai capito chi fosse davvero Claire.»
Mi si serrò la gola.
Liam è sempre stato il mio fratellone, colui che veglia su di me. E oggi, quando contava davvero… ha scelto me.
Feci spazio, e lui entrò, appoggiando la torta sul tavolino.
Restammo un lungo istante ad ammirarla.
Poi Liam lasciò andare una risata soffocata.
«Sai, non ho mangiato nulla tutto il giorno.»
Presi due forchette.
«Allora, mangiamo.»
Ci sedemmo a terra, ancora in abito da cerimonia, e ci lanciammo sulla torta come due bambini golosi di zucchero.
Liam assaggiò un boccone, poi si fermò. Mi guardò con gli occhi lucidi e sussurrò:
«Cioccolato e burro di arachidi.»
«Sì,» risposi a fatica.
Scosse la testa, fissando la forchetta.
«L’hai fatto per me,» disse.
Non era una domanda, ma una presa di coscienza silenziosa.
«Certo che l’ho fatto, Liam.»
Liam premette le labbra insieme e annuì piano. Prese un altro boccone, masticando lentamente, come se assaggiasse qualcosa di più di una semplice torta: come se stesse assaporando casa.
Dopo un attimo schiarì la voce.
«Sai… se questa è la torta nuziale, vuol dire che ho avuto la parte migliore della giornata.»
Battei le ciglia. Lui sospirò.
«Mi sono allontanato da chi non mi rispettava. Da un futuro che sarebbe stato miserabile.»
Poi mi fissò con dolcezza.
«Ma ti ho ancora.»
«Sempre,» mormorai.
Ero nel mio studio, accarezzando il bordo di un nuovo bozzetto di torta, quando sentii uno leggero bussare alla porta. Per un attimo credei di sbagliarmi. Poi bussò di nuovo, timido, esitante.
Feci un sospiro, già stanca.
«Avanti,» chiamai.
La porta cigolò aprendosi, e lei era lì: Claire.
Sembrava… diversa. Non più altezzosa, non più avvolta nella sua arroganza. Solo pallida, a disagio, con un’aria di tristezza che le pesava sulle spalle.
Non mi alzai. Non le offrii una sedia.
Mi limitai ad incrociare le braccia e ad aspettare.
«Ciao.»
«Ti sei persa?» sollevai un sopracciglio.
Lei sobbalzò, poi annuì come se lo meritasse.
«No. Volevo vederti.»
La osservai inclinando la testa.
«Non capisco perché.»
Claire deglutì a fatica, fissando le mani intrecciate.
«Liam non mi parla più. Non mi vuole vedere… Lui…» La voce le si spezzò, e per un istante vidi una vera tristezza nei suoi occhi.
Ma non mi commossi.
Prese un respiro profondo, cercando di riprendere coraggio.
«Ho rovinato tutto. Io…» Espirò con forza. «Sono stata orribile con te, egoista e crudele, e io…»
Le dita si contorcevano insieme.
«Non ho mai voluto che finisse così.»
Risi, un riso breve e amaro.
«Davvero? Perché sembrava tutto calcolato.»
Claire fece una smorfia.
«Pensavo…» esitò. «Pensavo di poter avere il controllo. Che, spingendo abbastanza, avrei avuto il giorno perfetto. E invece? Ho distrutto tutto.»
Non dissi nulla.
Lei mi guardò, incerta.
«So che non merito il tuo perdono. Ma volevo…»
«Basta,» tagliai corto. «Non hai il diritto di chiedermi nulla, Claire.»
Lei deglutì ancora.
Mi alzai in piedi.
«Mi hai usata. Mi hai mentito. Adesso vattene dalla mia pasticceria.»
Esitò un attimo, poi annuì e si diresse verso la porta.
Si fermò con la mano sulla maniglia.
«Mi dispiace davvero.»
Non risposi. Un istante dopo, era sparita.