Mio marito ha prenotato dei biglietti in prima classe per sé e per sua madre, lasciandomi in classe economica con i nostri figli. Ma non avevo affatto intenzione di accettare una simile ingiustizia senza reagire. Ho deciso di rendere quell’esperienza “di lusso” un po’ più movimentata del previsto, trasformando il volo in una lezione indimenticabile.
Mi chiamo Sophie, e oggi vi racconterò di mio marito Clark. Vedete, è il tipo ossessionato dal lavoro, sempre stressato, convinto che il suo impiego sia la cosa più importante al mondo. Non lo biasimo, ma, sul serio, fare la mamma non è mica una vacanza alle Bahamas! Ebbene, questa volta ha superato ogni limite. Siete pronti?
Tutto è iniziato quando dovevamo andare a trovare la sua famiglia per le vacanze. L’idea era rilassarci, trascorrere del tempo insieme e creare ricordi con i bambini. Semplice, vero?
Clark si è offerto di occuparsi delle prenotazioni dei voli. “Perfetto”, ho pensato, “un pensiero in meno.”
Ma non immaginavo minimamente cosa mi aspettava.
“Clark, amore, dove sono i nostri posti?”, ho chiesto mentre tenEvo nostro piccolo in braccio e la borsa fasciatoio sull’altro fianco. L’aeroporto era un caos: famiglie indaffarate, viaggiatori d’affari di corsa.
Il mio caro marito, con cui condivido la vita da otto anni, trafficava freneticamente sul suo telefono. “Ah, a proposito dei posti…”, bofonchiava senza neanche alzare lo sguardo.
Un brivido mi ha attraversata. “Che cosa intendi con ‘a proposito’?”
Ha finalmente riposto il telefono e mi ha sorriso con quell’aria maliziosa che conosco fin troppo bene: segno che stava per combinare qualcosa.
“Ecco, sono riuscito a ottenere un passaggio in prima classe per me e per mia madre. Sai quanto è nervosa in aereo… e poi ho proprio bisogno di riposare.”
Cosa? Un upgrade solo per loro due? Mi aspettavo un colpo di scena, ma non è mai arrivato.
“Aspetta… mi stai dicendo che tu e tua madre andate in prima classe mentre io resto a lottare in economica con i bambini?”
Ha scrollato le spalle come se fosse un dettaglio di poca importanza. Che faccia tosta!
“Dai, è solo per poche ore. Vedrai che andrà tutto bene.”
In quel momento è arrivata anche sua madre, Nadia, con la sua borsa di lusso, raggiante. “Oh, Clark! Non vedo l’ora di provare la prima classe, sarà fantastico!”
Li ho visti dirigersi verso il lounge dedicato, mentre io rimanevo lì con due piccoli esausti e il cervello già in subbuglio per la mia vendetta.
“Oh, vi godrete tutto il lusso”, ho sussurrato tra me e me, mentre in testa costruivo il mio piano. “Non avete ancora visto niente.”
Al momento dell’imbarco li ho visti sistemarsi comodi, flute di champagne in mano, mentre io arrancavo con i nostri bagagli in economica.
“Mamma, perché non possiamo sedere con papà?”, piagnucolava la nostra bimba più grande.
Ho forzato un sorriso. “Perché papà e la nonna sono in una parte speciale dell’aereo, tesoro.”
“E perché noi non possiamo andare anche noi?”
“Perché papà è un po’… speciale oggi.”
“Cosa significa?”
“Niente, amore mio, davvero nulla.”
Non appena i bambini erano al loro posto, ho lanciato uno sguardo verso la prima classe: Clark era disteso, comodissimo. È stato allora che ho realizzato di avere il suo portafoglio.
Esatto, il suo portafoglio era nel mio borsone. Era l’inizio della mia piccola rivincita.
Al controllo di sicurezza avevo sottratto il portafoglio dallo scomparto del suo giubbotto e l’avevo nascosto nella mia borsa. Lui non se n’era accorto, troppo preso dal telefono. Ora ero pronta a rendere quel volo davvero memorabile… per lui.
Qualche ora dopo, mentre i bambini finalmente dormivano, ho osservato Clark gustare il suo pranzo gourmet in prima classe: piatti costosi, vini pregiati… il massimo del lusso.
Poi è arrivato il momento clou. Clark ha cercato il portafoglio. Il suo volto si è fatto bianco quando ha realizzato che non c’era. Si è rivolto all’assistente di volo, suppongo spiegando il problema.
Non ho sentito le sue parole, ma la sua postura diceva tutto: gesti disperati, l’assistente impassibile in attesa del pagamento. Io, nel frattempo, assaporavo ogni istante.
Alla fine si è diretto da me, visibilmente in ansia.
“Sophie, non trovo più il portafoglio. Hai dei soldi?”
Ho finto preoccupazione. “Oh no! Quanto ti serve?”
“Circa 1500 dollari”, ha sussurrato.
Stavo per scoppiare a ridere. “1500 dollari? Ma cosa hai ordinato, una balena blu?”
La sua disperazione era esilarante. “Ho solo 200 dollari con me, può andare?”
Ha preso i soldi senza proferir parola e se ne è tornato al suo posto a testa bassa. Io, invece, gustavo la mia vittoria in silenzio.
Il resto del volo è trascorso tranquillamente. Clark e sua madre sono rimasti in silenzio, e la loro prima classe non è stata più così incantevole. Quanto a me, in economica, ero stranamente soddisfatta.
Dopo l’atterraggio, Clark non ha mai scoperto che avevo avuto il suo portafoglio per tutto il tempo. E, ad essere sincera, credo se lo meritasse proprio questa lezione.